Questo spazio vuole avere un ruolo più che altro didattico sia per l’appassionato principiante che per l’esperto,
volto a fornire utili suggerimenti proposti dal punto di vista del restauratore/collezionista,
e necessari per evitare di cadere nelle trappole dei pezzi falsi e/o ammalorati da restauri eseguiti in modo totalmente approssimativo.
Il mondo del collezionismo in genere ed in particolare quello dei giocattoli è interessato
da anni dalla presenza sul mercato di pezzi falsi o ammalorati, ciò dovuto al continuo lievitare dei prezzi
e all’incremento del numero di appassionati oltre alla sempre maggior efficacia/diffusione dei mezzi di scambio (Ebay - Fiere etc..)
Partendo dal presupposto che chi propone pezzi falsi incappa in un vero e grave reato - la truffa
ci si deve difendere già dal primo contatto in cui ci viene sottoposto un pezzo per un ipotetico acquisto.
Innanzitutto la cosa da evitare - se non si è veramente esperti - è di valutare un pezzo da una singola foto in assenza del pezzo stesso.
Se cosi fosse (per motivi logistici) si consiglia di farsi recapitare una serie di foto molto dettagliate di tutte le parti della statuina
o diorama, piedistallo e basetta comprese.
foto 1
foto 2
foto 3
foto 4
Se il pezzo si presenta (v. foto 1-2-3) in modo troppo lucido e pesantemente “gommalaccato”
si è in presenza di un intervento non coevo ma postumo volto solo ad enfatizzare la patina rossa cosi ambita dai collezionisti.
Questi interventi hanno unicamente l’effetto di ammalorare irrimediabilmente il pezzo in quanto,
non è più possibile riportare all’origine la statuina nella sua colorazione e patina.
Inoltre (v.foto 4) si noti la disarmonia totale tra il lucido del soggetto e l’opaco della basetta,
come se il tempo avesse “infierito” solo su quest’ultima.
foto 5
foto 6
foto 7
foto 8
Altra maniera (v.foto 5-6-7-8-9) per intervenire in modo sbagliato ed irreversibile è quello di usare gommalacca tagliata
con colori bruni che rendono troppo uniforme il pezzo senza alcuna variazione tonale.
Ovviamente tutti questi pezzi sin qui rappresentati, non possono avere quotazioni nemmeno simili ma molto lontane dalle statuine intonse.
foto 9
foto 10
foto 11
foto 12
Se viceversa, il pezzo lo si può visionare da vicino, il ventaglio dei criteri si amplia; oltre a quanto già sopradescritto,
è possibile valutare de visu patina, polvere, peso e differenze tonali di colorazione. Le foto 10 e 13,
mostrano due statuine che la Confalonieri utilizzava per più tipi di diorami, palesemente false in quanto rifatte totalmente.
foto 13
foto 14
foto 15
foto 16
Si può notare come i volti dei contadini (v.foto 11 e 14) siano approssimativi, non delineati e con i particolari dipinti (bocca e occhi)
che presentano approssimazioni grossolane, lontane dalla proverbiale precisione “maniacale” che la Confalonieri imponeva ai cottimisti esterni.
Da un esame comparato del peso emerge inoltre che rispetto al pezzo originale (foto 17 e 18) il falso ha un peso maggiore
ed al contatto con un altro oggetto ha un suono metallico e vetroso. Inoltre, altri particolari difformi sono da rilevare,
come la mano destra in posizione innaturale ed in generale la colorazione non presente nella gamma abitualmente impiegata
dalla Confalonieri (v. verde pantaloni foto 15).
foto 17
foto 18
foto 19
foto 20
Se poi si considera che ampliando leggermente il buco che le due figure hanno sotto i pantaloni si nota (v.foto 12 e 16)
l’affiorare di una polvere rosa impalpabile tipica del gesso da dentista che il falsario ha utilizzato per riprodurre il pezzo,
ci si rende conto che il calco è stato eseguito non a regola d’arte ma con gli “alginati”, materiali odontoiatrici per impronte,
molto grossolani per definizione dei particolari riprodotti. Il materiale originale, di cui erano composte le statuine,
la cosiddetta “pasta” era probabilmente una miscellanea di cartapesta, segatura e colle animali - cotta negli stampi di bronzo -
che con il tempo diveniva color avorio-beige, porosa e soprattutto teneva molto l’umidità.
foto 21
foto 22
foto 23
foto 24
Le foto 19-20-21, mostrano una statuina tutto sommato normale, ma pagata a caro prezzo, con entrambe le avanbraccia rifatte,
come dimostra la differenza tonale nell’ambito dello stesso braccio e la postura molto diversa dall’originale (v.foto 22).
foto 25
foto 26
foto 27
foto 28
Si prende ora in considerazione il caso tipico di un soggetto a più figure restaurato malamente e posizionato su di una base non Confalonieri
e non coeva (v.foto 23). Si notino i restauri molto evidenti e che hanno rovinato la scenetta, dalla testa del contadino (foto 25)
ad entrambe le orecchie dell’asino (foto 24) e alle gambe dell’animale stesso. Anche un collezionista poco esperto potrà notare
che la “pasta” usata per la base (v. foto 27) fa intravedere la sostanza di cui è fatta (gesso di Bologna) - bianca - mai utilizzata dalla Confalonieri.
Questa versione della scenetta era stata realizzata in epoca Chialù inserendo i sei ferri che uscivano dai piedi del contadino
e dalle zampe dell’asino nel sughero; prova né sia che colui il quale ha realizzato il maldestro intervento ne ha fatto apparire solo tre sotto la base di cartone.
foto 29
foto 30
foto 31
foto 32
Altro notevole pezzo ma gravemente ammalorato lo si può notare nelle foto 29 e 30;
in questo caso sia il collezionista esperto che il neofita potranno immediatamente constatare tranne immagine o dal vivo,
che le teste del ragazzo e dell’asino sono completamente posticce, valutandolo anche nell’insieme della statuina (testa sproporzionata dell’animale).
Infine, si analizza un falso integrale e clamoroso, anche per la cifra notevole (700€) che un collezionista ha sborsato
per questo pezzo con conseguente rabbia e delusione.
L’ambìto carro, uno dei pezzi più importanti della presepistica Confalonieri,
si presenta a prima vista con due caratteristiche non corrette e che destano immediata perplessità (v.foto 31): l’eccesiva lucidatura dell’insieme,
“pasta” della base compresa, ed il colore di quest’ultima stranamente brunito e troppo uniforme, al di fuori della gamma dei verdi Confalonieri.
foto 33
foto 34
foto 35
foto 36
Prova ne sia che residui del verde Confalonieri sono stati lasciati dal falsario sulle uniche parti originali, vale a dire sulla base del carro (foto 32)
sulle ruote (foto 33) e su parte del piedistallo del contadino (foto 34).
foto 37
foto 38
foto 39
foto 40
La colorazione degli animali è innaturale (vedi foto 36) e denota trasparenze del rosa tipico del gesso odontoiatrico;
anche la pasta della “base” brunita fa trasparire la colorazione bianca del gesso (v.foto 43 e 44).
foto 41
foto 42
foto 43
foto 44
Anche l’esame più approfondito che ha interessato il diorama tramite la rimozione delle figure ed i fori esplorativi (v.foto 47 e 48)
ha rivelato la totale contraffazione delle figure anch’esse eseguite col gesso da dentista.
foto 45
foto 46
foto 47
foto 48